18 novembre 2022 Rivolta d’Adda (CR).  Fondazione LGH ha avviato una collaborazione con l’Istituto Spallanzani  finanziando un progetto per lo sviluppo delle bioenergie. Un vero e proprio modello per il territorio cremonese che rappresenta l’attuazione dei propositi di riduzione delle emissioni di CO2 e sviluppo sostenibile.

La collaborazione di Fondazione LGH  con l’Istituto Spallanzani, ha l’obiettivo di applicare la biotecnologia microalgale per la rimozione di azoto dalla frazione liquida del digestato di origine agricola e valorizzare la biomassa microalgale ottenuta nella composizione di biofertilizzanti/biostimolanti.

Un modello di economia circolare particolarmente importante nel territorio di Cremona, infatti nella provincia gli impianti di digestione anaerobica che utilizzano matrici agro-zootecniche, sono circa 150, più di 1/3 di quelli dell’intera Lombardia.

Il trattamento della frazione liquida del digestato mediante biotecnologia microalgale può essere integrato all’interno delle aziende agricole che manifestano difficoltà nel rispettare i vincoli imposti agli spandimenti nelle aree vulnerabili ai nitrati.

La biotecnologia microalgale quindi rappresenta una grande opportunità per la risoluzione del problema del carico d’azoto avviato allo spandimento che oltretutto, nelle aziende che si sono dotate di biogas, risulta addirittura cresciuto per effetto del carico di nutrienti associati alle biomasse vegetali trattate in codigestione con il refluo zootecnico .

 

 

 

 

 

 

 

 

L’innovazione dell’utilizzo di processi basati su consorzi di microalghe/batteri nel trattamento delle acque reflue di origine zootecnica, come ad esempio i digestati, rappresenta una soluzione alternativa ai processi biologici tradizionali, basati sull’impiego di consorzi batterici autotrofi ed eterotrofi, che consente non solo di ridurre i costi di processo associati all’aerazione forzata, ma anche di biofissare la CO2 e di ottenere una preziosa biomassa valorizzabile in diversi settori delle biotecnologie. Infatti, le microalghe producono ossigeno e lavorano in ottima sinergia con i batteri aerobi, che invece ne hanno bisogno. Le microalghe inoltre assimilano i nutrienti solubili e li concentrano nella loro biomassa, rimuovendoli dall’acqua e permettono di catturare la CO2 prodotta dalla sezione di digestione anaerobica e di upgrading del biogas a biometano.

Il progetto prevede anche il coinvolgimento dell’industria dolciaria, un settore particolarmente sviluppato nella provincia di Cremona, che metterà a disposizione i sottoprodotti zuccherini derivanti degli scarti della lavorazione per la produzione microalgale.

Al progetto collabora il gruppo francese Roullier – Tiimac Agro, per la trasformazione della biomassa microalgale in biostimolanti.

L’Istituto Spallanzani all’interno del Polo delle Microalghe è da anni particolarmente attivo nell’ambito della ricerca sulla biotecnologia microalgale e il Parco Bioreattori, sito presso l’Istituto, è infatti luogo di riferimento delle attività del progetto.

La struttura, è costituita da diverse tipologie reattoristiche, coperte da serra, che consentono al Polo delle microalghe di condurre le sperimentazioni fino alla scala pilota.